Conversazione con Chiara Fici
Il libro racchiude morale che si sposa con humor. Che bel connubio, me ne vuoi parlare?
“I gatti di Farfa” è un romanzo prevalentemente umoristico. Penso che l’umorismo costituisca un po’ il sale della vita e se non ci fosse ci annoieremmo a morte. Se dovessi citare alcuni autori a cui mi sono in qualche modo ispirato, naturalmente levandomi il cappello davanti a loro, potrei fare i nomi di Wodehouse, Jerome K. Jerome (chi non ha letto “Tre uomini in barca”?), Gerald Durrell, (“La mia famiglia e altri animali” e tanti altri romanzi deliziosi). Questi grandi maestri dell’umorismo britannico hanno segnato la mia infanzia e non solo. Ricordo che quando ero ragazzino spesso andavo a trovare i miei nonni e mi trattenevo qualche giorno da loro; lì avevo a disposizione l’intera collezione dei romanzi di Wodehouse e mi facevo delle belle scorpacciate! Ne “I gatti di Farfa” però ci sono diversi ingredienti, che ho cercato di dosare in modo equilibrato, per non appesantire la lettura. Così troviamo il tema della religione e della laicità, quello filosofico, ambientalista, l’amicizia, l’amore per gli animali, la curiosità per la fisica, per la storia, per la letteratura. Tutti questi quadretti si incastrano all’interno di una cornice quasi sempre umoristica, ma sono saldamente legati a principi e passioni che ho cercato di fare emergere allo stesso tempo con forza e delicatezza. Spero di esserci riuscito. Spesso i valori vengono recepiti e interiorizzati di più se trasmessi con dolcezza, proprio come avviene quando ai bambini si insegna qualcosa attraverso il gioco: in fondo rimaniamo un po’ bambini per tutta la vita! Realtà, fantasia e sogno nel mio romanzo sono mescolati assieme con l’intento di ottenere un colore ricco di sfumature e tonalità diverse. Continua a leggere →